LA CULTURA DELLA VITA DEL DOTT. CARMINE CORREALE.
DALL’OPERA LETTERARIA:”L’INCANTEVOLE CAMMINO DELLA VITA.
– SAGGIO N° 26-
IL BEATO, LA BEATIDUDINE
Le anime elette in Paradiso, secondo la teologia cattolica, sono avvolte da una culminante e perfetta felicità, che godono una visione beatificata di Dio, come un godimento interiore senza limite … di una lunga ed estasiata “contemplazione del vero” (Aristotele).
Platone rappresenta questa tesi, attribuendo la magnificenza contemplativa, al “Sommo bene” ed alla beatitudine che, in ogni caso rappresenta attraverso la più accentuata felicità interiore, quella parte spirituale in ogni persona, decretata come tale.
Il Beato è il titolo dato al Sommo Pontefice e ai Patriarchi orientali, nonché le proclamazioni, e apostrofe bibliche (in particolare evangeliche), che decretano la felicità concessa agli uomini della terra, con particolare importanza spirituale.
Il Beato gode o perlomeno è supponibile, che goda una visione di Dio ed è inserito insieme ai beati del Paradiso, di chi per santità di vita e per amore del prossimo, la Chiesa li eleva all’onore degli Altari.
“Le Beati gente” (Dante); tale magnifica espressione, è un predicato della Madonna, come la Beatissima Vergine, o il Beatissimo Santo Padre, specialmente durante le suppliche e petizioni.
Nell’estensione del Beato, trova in se stesso la ragione di operare in perfetta letizia ed armonia, proprio allo stesso modo per sentirsi bene e trovarsi in condizione privilegiata.
Molteplici espressioni del bene, rappresentano il fecondo cammino di questa parola, tale da far dimenticare la rappresentazione reale del contenuto umano e soltanto con la speranza si riesce a raggiungere il livello di quella beatitudine irreale e sperata.
In una condizione intermedia durante lo svolgimento dell’altura spirituale, non sempre si riesce a tener conto delle reali condizioni del soggetto coinvolto, poiché esiste una particolarità unica nella sua condizione di vita, volta alla dedizione della sacralità divina.
In ogni caso, la contemplazione all’unicità nel voler fare del bene, diventa indispensabile, assoggettandosi ad un preciso sistema, di mediazione profonda con se stesso, per inserirsi in quella soluzione unica che rappresenta la fede per la vita.
In questo modo, traspare dalla personalità una purezza abitudinaria, che contempla la sua immagine di purificazione come un sostegno collaborativo, che non viene meno, anzi si accresce sempre di più, fino al culmine della soddisfazione.
La prerogativa di questa conquista, nasce dal cuore e si trasforma pazientemente in una saggia decisione di approfondire e conquistare sempre di più il valore della beatitudine, mai per presunzione, ma soltanto per amore della vita e del prossimo.
Allorché si raggiunge il “Sommo bene”, il coinvolgimento dell’amore per il prossimo supera ogni parametro del livello dell’immaginazione umana, talvolta resistente e timorosa nell’intraprendere un cammino diverso, non conforme alle solite abitudini.
Soltanto chi riesce ad entrare nel circuito della profonda spiritualità, tendente a fare del bene, con le più deliziose opere in favore dell’umanità, si sente gratificato nel corpo e nell’animo, assumendo quel valore d’assoluto privilegio profuso dalla fede cristiana.
Tante volte, nell’espressione dei giorni nostri, si pronunzia nei confronti di qualcuno “Beato lui!”, anche a volte con un pizzico di malizia o invidia, per apostrofare un soggetto che finalmente è riuscito a risolvere un impegno, a toccare una fortuna, o superare un esame.
Nel ricordare i versi di Foscolo: “Te beata, gridai, per le felici Aure pregne di vita!”, questo significato rappresenta una sensualità particolare ben distinta, ricca di capacità gravida, conferita dallo stile e dalla vita aurea feconda della donna.
Per l’uomo che scherzosamente finisce coinvolto dalle presenze femminili, proprio perché circondato da molte donne, si afferma “beato tra le donne” termine adatto per evidenziare sia la qualità maschile, che la rappresentazione importante della donna.
Quest’aggettivo va attribuito ogni qualvolta si vuole ironizzare un pochino, ma nello stesso tempo, vantare o esaltare le qualità altrui, come ad esempio: “beato lui beato il regno, beata la gioventù; i giorni, i momenti ed i ricordi beati, fare vita beata”, ecc…
La condizione del privilegio verso la beatitudine,determina un trasporto spirituale d’enorme valore, e accompagna il soggetto per tutta la vita, con una percezione spirituale di totale felicità, verso un trasporto illimitato d’espressione venerabile, per la contemplazione del vero.
La conduzione verso la beatificazione, consiste nell’ascrivere mediante un atto solenne, con cui il Sommo Pontefice, permette che un servo di Dio, sia venerato pubblicamente come Beato, dopo un processo innanzi alla Sacra Congregazione dei Riti.
Autore dott. Carmine Correale.
(Poeta, scrittore, saggista e interprete d’arte e dipinti). Grazie.






Lascia un commento