LA CULTURA FILOSOFICA, SCIENTIFICA E SPIRITUALE DEL DOTT. CARMINE CORREALE.
“L’ INCANTEVOLE CAMMINO DELLA VITA. (288 pagine, pubblicato nel 2011).
SAGGIO N° 46
IL DIAVOLO
Il diavolo è lo spirito del male, che si configura come nemico di Dio o degli uomini, il cui spirito è da sempre immaginato con sembianze malefiche di forma umana, ma tetra ed animalesca, con coda e forcina.
Sul piano teologico e morale, il diavolo è spesso tentatore per approfittare del bene, individuando nella fantasia poetica e popolare, col modulo iconografico, che rappresenta gli spiriti infernali dall’aspetto repellente, in cui confluiscono i caratteri umani, ma bestiali.
“E vidi dietro a noi un diavolo nero, correndo su per lo scoglio venire!” (Dante).
Il diavolo è il simbolo universale di bruttezza, disordine, malizia, perversità, terrore, ossessione, sviluppandosi e avvalorando si in un senso metaforico ironico, arricchito da molte locuzioni verbali.
Mandare al diavolo qualcuno!” rifiutare violentemente la compagnia o la collaborazione; così pure: “andare al diavolo, finire in malora, a male, in rovina” ed è valido, anche come imprecazione.
Essere come il diavolo e l’acqua santa”: di cose inconciliabili o di persone che si odiano cordialmente; oppure a taluni riferimenti astrattuali e maliziosi. “Le donne, ne sanno una più del diavolo, la farina del diavolo va tutta in crusca!”.
La casa del diavolo”, in riferimento al chiasso ed alla confusione insopportabile, oppure: “fare la parte del diavolo, fare l’avvocato del diavolo, avere il diavolo addosso, avere un diavolo per capello”, essi sono rivolti a secondo degli umori o di comportamenti irreprensibili.
Quando si è arrabbiati, è come avere veramente un diavolo per capello ed il corpo si trasforma in un irascibile e fervore protagonista negativo, in cui il diavolo ci mette lo zampino per scomporre gli umori, ma “darsi al diavolo”, vuol dire rinunciare ad ogni speranza di salvazione.
Nel linguaggio popolare, “un diavolo d’uomo”, indica una persona abile al punto di superare ogni strategia difficoltosa di una persona, capace di essere non soltanto abile, ma anche spregiudicata nella sua arte o professione e, d’eccezionalità capacità morale e fisica.
Allo stesso livello o peggio ancora, è definito un essere umano come un diavolo, indicando una persona iraconda o perversa, con un senso accentuato di rude compatimento, per le disgrazie altrui, mentre: “un povero diavolo, un buon diavolo” è una persona umile e onesta.
In ogni caso, spesso vengono adottati riferimenti con questa parola, non certo sensibile e dolce, ma per sottolineare anche energiche prese di posizioni, come ad esempio: “diavolo se ci sono andato, che diavolo dici, che diavolo fai!”.
In merito alla diavoleria, essa è espressivamente inadatta nel linguaggio ad uso comune, perché il suo significato fa parte di un intrigo, raggiro, imbroglio, come una trovata astuta e maliziosa, che opera all’opposto, una vera invenzione inedita e bizzarra.
In letteratura, esso si addice al comportamento o atteggiamento spirituale, improntato a diabolica malvagità o crudeltà con altro senso, sortilegio e incanto.
Nella fantasia popolare, esiste la diavolessa, una creatura femminile che regna nell’inferno, sotto le sembianze di una donna impertinente e riottosa.
Nel posto dove regna il diavoleto o bigodino, non può esserci che soltanto scompiglio o un disordinato frastuono provocato dalla collera di una o più persone, che senza alcun autocontrollo, si lasciano trasportare in un disordinato chiasso sfrenato.
Il diavoletto s’identifica in un fanciullo vivace, irrequieto e sbarazzino, capace di creare disordine attraverso il suo comportamento incontrollato, a causa della cattiva abitudine e assurda mania di esaltarsi nell’esibizione, favorito anche da certi educatori passivi.
Autore dott. Carmine Correale.
(Poeta, scrittore, saggista, artista ed interprete d’arte e dipinti).
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Continuate a leggere domani un altro interessante saggio di ciltra della vita.Grazie.




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