Un racconto, di vita vissuta, dedicato alla società contemporanea
Non è un romanzo. È un racconto di vita vissuta, un libro verità in cui l’autore, lo stesso protagonista, racconta in modo trasparente e cristallino l’assurda vicenda giudiziaria in cui fu trascinato per più di venti anni. Una madre si allontana per sempre da casa e lascia i tre figli in tenerissima eta con il padre. Inevitabile la guerra che ne deriva tra i due coniugi per l’affidamento dei figli, i quali cominciano a crescere col papa e si attaccano a lui. Fin qui niente di particolare, una storia come tante.
Ma la giustizia deve fare il suo corso, e le leggi in questo caso parlano chiaro; i figli vanno affidati alla madre. Ed e a questo punto che la storia si colora di assurdo. Il libro, scritto quando ormai i fuochi della rabbia e del rancore si sono sopiti, e una messa in discussione della mostruosa macchina amministrativa che si mette in moto in caso di affido di minori: una macchina fredda e implacabile nell’applicare la legge dello stato e decisa a farla rispettare, sorda, come, tutte le macchine, a problemi di coscienza. Le sofferenze dei tre fratellini e del loro coraggioso genitore avrebbero potuto evitarsi se solo veniva rispettata la volontà dei tre figli di stare con il padre, il loro unico punto di riferimento affettivo, se solo si rispettava il loro sacrosanto diritto a volere vivere in pace, se solo… venivano ascoltati. E qui i nodi da sciogliere sono tanti e si scoprono i punti deboli del sistema. Solo che la scoperta e sulla pelle di tre giovani vite e di quella di un padre determinato a fare il padre. Vogliamo vivere con papà era il grido unanime dei tre fratelli ogni qualvolta la legge voleva dividerli, e il libro non avrebbe potuto avere un titolo più adeguato.
Potrebbe sembrare una rivisitazione letteraria di Kramer contro Kramer, ma questo non e un film, e una storia vera, manca soprattutto del bellissimo buon senso che alla fine prevaleva nel noto film cult. Dalla fiction si dovrebbero apprendere tante cose.
Ossessionatamene ripetitivo l’andamento narrativo, come ossessionante e stata la realtà vissuta dai quattro protagonisti: un marasma di denunce, querele, ricorsi, appelli, rifiuti, ripicche, colpi di scena e quant’altro si possa immaginare, sfiancano il lettore mentre insegue con la mente i suoi beniamini nel labirintico percorso senza vie d’uscita. Ma, chiamato sempre in causa dall’autore, quasi invocato come una musa ispiratrice, anche lui, pur rimanendo invischiato nelle maglie di una ragnatela narrativa che sembra soffocarlo, non demorde e arriva fino in fondo, Per scoprire che ne valeva la pena: l’autore dichiara apertamente lo scopo del libro: che resti a mo’ di esempio per le generazioni future; a che casi simili non abbiano mai più a verificarsi.
Il tono di amichevole sfogo che si ha con un amico fidato da ragione della struttura: con l’amico lettore non ci sono problemi di ascolto e la narrazione va avanti in un solo lungo capitolo di 250 pagine, senza interruzioni, sequenze, episodi, parentesi digressive, unità minime. . .
Meglio andare avanti, per la pausa riflessiva c’è sempre tempo.
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