Articolo di Stella Cervasio
L’autobiografia di Carmine Correale, un ex ispettore e la sua odissea nelle aule del tribunale dei minori
Il poliziotto che andò alla guerra per i suoi figli
Un “Kramer contro Kramer” del Sud Italia: lui poliziotto napoletano che conosce una bella ragazza austriaca mentre è in servizio al passo del Brennero, la sposa e nascono tre figli. É maggio del 1990, Alessandro, Francesco e Antonio hanno 11, 9 e 8 anni quando mamma e papà vanno ognuno per la sua strada. E comincia una storia ordinaria di liti e tribunali.
Anche questo è accaduto e accade milioni di volte. Ciò che è un po’ più straordinario è l’insolita volontà di un padre di tenersi i bambini e di essere pronto a combattere contro tutto e tutti. Una voglia di paternità assolutamente corrisposta: i tre figli dell’ispettore Correale, al tempo della separazione in forze all’aeroporto di Capodichino, dicono di no alla madre che li rivuole con sé e resistono a qualsiasi tentativo di esecuzione dei provvedimenti dei giudici minorili. Correale ottiene l’affidamento dei figli, ma quattro anni dopo se lo vede negare nuovamente.
La storia raccontata ora in un libro dal padre,ormai ex poliziotto, lascia pensare che la propensione del diritto di famiglia ad affidare i figli alla madre potrebbe anche non valere in assoluto.
Correale, animato ancora da una incredibile energia, dopo anni di lotte contro chi lo vuole padre separato, poi divorziato — lui dice «anche dai miei figli, oltre che dalla madre», sta per laurearsi in giurisprudenza — tanto che ora, pensionato, lavorerà in uno studio legale— scrive e fa stampare.
Si, perché, curiosamente, non trova un editore disposto a pubblicare un caso tanto particolare e delicato: eppure quello dei figli che non volevano vivere con la madre fu uno scoop di Repubblica, ma tanti giornali se ne occuparono. L’autobiografia (con figli) di Correale contiene un atto di accusa molto forte contro quei tribunali che impongono provvedimenti all’infanzia senza minimamente ascoltarla o rispettarla, usando maniere eccessive persino per gli adulti. Tribunali che arrivano a far morire Sansone con tutti i filistei destinando i minori a un collegio se il genitore affidatario non può essere la madre, sebbene il padre sia disposto ad accoglierli.
Tante contraddizioni restano in piedi, che neppure lo studio del diritto può risolvere. «Non ero idoneo ad allevare i miei bambini — dice l’ex ispettore — eppure avevo dimostrato di poterlo fare quando erano ancora più piccoli». Un libro di fatti, di riflessioni, e di dolore: come nelle pagine in cui Correale ricorda il giorno che, andando a prendere i figli a scuola. la trovò invasa da colleghi in divisa e da avvocati che gridavano “questa volta ce li prendiamo”. Una scena scioccante: il bambino sfuggì ai tutori dell’ordine che tentavano di afferrarlo e si aggrappò a una ringhiera, implorando il padre di salvarlo. Ma Correale restò immobile: tutore della legge anche lui, non poteva contrastarla.
Tante domande vengono in mente, leggendo questo libro.
Una su tutte: può davvero la legge sostituirsi al buon senso e a quello che l’amore di un padre e di una madre possono fare per un bambino?
Una moglie austriaca e tre figli ormai grandi: in un libro toccante e appassionato, il racconto della voglia di paternità di un uomo del Sud
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